Maturità

sabato 27 giugno 2015

Comfortably Numb

Dall'album The Wall. E' il grido di pazzesca solitudine di un uomo che si sveglia inadatto e trova il suo sogno di bambino sommerso. Il protagonista Pink è in esilio nella sua camera d'albergo. Sta male, viene chiamato un dottore che gli fa un'iniezione. Conversazione tra il dottore e l'artista malato, tra Waters e Gilmour, tra un blando antidoto e il fuoco che brucia sempre più sordo.



Comodamente insensibile

Ehi?
C'è qualcuno lì dentro?
Fammi un cenno se riesci a sentirmi.
C'è qualcuno a casa?
Dai, forza
Capisco che ti senti giù.
Bene, posso alleviare il tuo dolore
Rimetterti in piedi.
Rilassati.
Prima ho bisogno di qualche informazione.
Solo i fatti principali.
Puoi farmi vedere dove ti fa male?
Non c'è dolore da cui scappare
Il fumo di una nave lontana all'orizzonte.
Stai lottando per restare a galla
Le tue labbra si muovono ma non riesco a sentire quello che dici.
Quando ero bambino avevo la febbre
Le mie mani sembravano due palloni,
Adesso provo quella sensazione ancora una volta
Non so spiegarlo, non capiresti
Io non sono così
Sono diventato tranquillamente insensibile.

O. K.
Solo una piccola puntura
E non ci sara più, ah!
Ma potresti avere un po' di nausea.
Riesci ad alzarti?
Credo che stia facendo effetto, bene.
Con questo starai su per tutto lo show.
Su, è ora di andare.

Non c'è
dolore da cui scappare
Il fumo di una nave lontana all'orizzonte.
Stai lottando per restare a galla
Le tue labbra si muovono ma non riesco a sentire quello che dici.
Quando ero bambino
Coglievo un fugace riflesso
Con la coda dell'occhio.
Mi giravo per guardare ma se n'era andato
Non riesco ad afferrarlo adesso
Il bambino è cresciuto,
il sogno è andato
Sono diventato tranquillamente insensibile.







Fondamentalisti che mangiano fiori

Un giovane era solito andare poi dal maestro, o da un saggio qualunque, che gli desse pronta la risposta.

E saliva su per uno stretto ponticello e dormiva con le piante tutta la notte, e sempre più sfidava il blu la sua fronte di legno, gli sembrava di tenere la riva tra i denti. La torre era la parte peggiore. Non osava avvicnarlo. Si coricava e ascoltava le sue lezioni - Che poesia. Che spirito lieve. Che
cuore incredulo. Un'altra sorte lo attendeva, altre braccia e che luce, ci sarebbe stata...Cominciava a vedere, e non poteva solo chiudere gli occhi e restare calmo, voleva sapere cosa. Cosa spingeva gli uomini a pensare da lupi quando hanno mani che fremono, cuore fresco e quello sguardo, quello sguardo che aveva lui adesso, perforava lo stagno e capiva i pesci, quel silenzio - Come facevano a non averne abbastanza, che forse volevano spezzarsi il collo, farsi succhiare le dita dal cielo? Ma il saggio annuiva - credono - e la cella sembrava di colpo più buia. Restava col viso schiacciato a terra.

- e uccidono, per questo strappano scoppiano e uccidono, in nome del suo viso, al suo nome appesi per sempre? Dimenticano mai la ricompensa che li spetta, la carne è così cruda da non temere calore?
-  Loro credono
Si alzava lasciandolo solo e col mondo chiuso dentro lo stomaco.



Smetteva di preparare la zuppa, il giorno gocciolava lento dalla sua fronte. La fredda pietra lo baciava. Il suo corpo non faceva più rumore. Si accorgeva dei suoi pensieri, lo assaltavano
piano, in fiamme fuggiva per i boschi. Ritornava sempre. Sapeva, doveva staccarsi la pelle, gettarla. Guardava le squame di luce sul pavimento, e sparava al sole. Finalmente odiava.
Libero dal sangue - A qualsiasi cosa dica
crederai, fratello_

venerdì 26 giugno 2015

Bluebird

Ecco una poesia intima e toccante da un maestro di vita deragliataCharles Bukowski, che ha cavalcato dritto verso la "perfect laughter". Qui lo tradisco a modo mio.

   
 Un uccello azzurro


C'è un uccello azzurro nel mio cuore che
vuole uscire
ma con lui faccio il duro,
gli dico, resta dentro, non lascerò che 
nessuno 
ti veda.
C'è un uccello azzurro nel mio cuore che
vuole uscire
ma gli verso addosso whiskey ed inspiro
il fumo della sigaretta
e le troie e i baristi
e i commessi degli alimentari
non possono sapere
che lui è lì dentro.

C'è un uccello azzurro nel mio cuore che
vuole uscire
ma con lui faccio il duro,
gli dico,
stai giù, vuoi sputtanarmi?
Vuoi mandare al vento le mie vendite
in Europa?
C'è un uccello azzurro nel mio cuore che
vuole uscire
ma sono troppo furbo, lo lascio uscire solo
qualche volte, di notte
quando tutti dormono.
Gli dico, so che sei lì, 
allora non essere triste.
Poi lo rimetto al suo posto,
ma si mette a cantare un po',
non l'ho lasciato ancora 
morire
del tutto
e dormiamo insieme 
così
col nostro patto segreto
ed è bello abbastanza
da far piangere
un uomo, ma io non piango, e
tu?

giovedì 25 giugno 2015

Giovani che guardano i lavori

Comincio a scrivere quarantadue minuti dopo l'una am di un giovedì di giugno, sapendo di potermi prendere tutto il tempo per stendere i pensieri e cambiare in corsa la mia versione, non temo il furto della parola, non credo che la notte abbia in serbo una rivoluzione.
La libertà di dire e scrivere ciò che si vuole ancora resiste, ma forse è cambiato il suo movente, forse ogni cosa può essere espressa perché niente in fondo ha un peso specifico, tutto si dissolve nel grande calderone iperinformatizzato, e siccome nel suddetto ci sguazza pure il sottoscritto, starò a guardare mentre la mia personale scintilla scompare.
Da qualche tempo ho notato una certa, insolita affinità con mio nonno. Ci lega una passione che credevo quasi estinta, retaggio unico degli highlanders più agguerriti delle province dimenticate dal progresso. L'osservazione del cantiere, o per dirla con schietto romanticismo: guardare i lavori. 
Già, il povero, per via della magra pensione, e buono, per la stoica presa d'atto dell'ignoranza di chi scrive, dicevo, il mio antenato coltiva con i colleghi del bar questa sana e piacevole attività da tempo immemore. O meglio, dal tempo in cui i cantieri sono aperti, e zeppi di giovani di ogni razza e religione, martellano via la noia dai pomeriggi troppo lunghi, troppo azzurri. Ma un pomeriggio di questi, né troppo azzurro né troppo lungo, il nonno, perplesso, si è visto rubare il posto, le sedie migliori, in vimini e non di plastica, da un gruppo di ragazzi del posto. Alla sua indignata richiesta di spiegazioni quelli si sono stretti nelle spalle e hanno troncato un paio di amicizie online, coprendo di risate la foto sulla copertina di una ex compagna di classe, ex bella decaduta. Il nonno allora si è appoggiato alla rete di metallo, e stupefatto, ha potuto solo constatare il decesso del cantiere, sua vecchia delizia, ormai disperato canyon buono solo per le pisciate dei randagi.
Si è rivolto a me con la speranza che potessi indicargli un altro valido posto da scrutare, altri lavori in corso che dessero almeno l'idea di impegno statale, altri giovani incuranti del sudore e della paga insufficiente, ma non ho saputo dargli una dritta, e quando gli ho consigliato di provare con l'apposita app, ha scosso la testa e si è scaldato.
Il nonno non capisce, sarà colpa della memoria che ancora gli si aggrappa come una cozza allo scoglio, perchè i giovani dovrebbero guardare i lavori, perchè non si sposano e non fanno figli, perchè non smettono di studiare per una buona volta e vanno a bussare alle porte, perchè s'incollano allo schermo di un computer e non prendono, invece, una foglia in mano per sentirne l'odore. Il nonno deve decisamente crescere.