Maturità

giovedì 15 ottobre 2015

Maturità...McPollastre parte terza

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Mi raccomando, seccalo.                                  

Il buon vecchio Carlo cercava un bagno per togliersi un orgasmo dal viso.
Enjoy it!






Si è sfregato così forte la metà destra che non sentiva neanche più tirare la sinistra, e ora un bambino larghissimo gli punta il dito contro, sgomitando il vassoio-sputo-nell’-occhio-al-terzo-mondo del padre. Carlo non può biasimarlo, si sente il Due Facce della spruzzata.
Metà faccia di fica, metà faccia di merda, direbbe la stronza. Ma dove cazzo è il bagno. Allunga al piano di sopra dispensando traumi a un buon numero di minorenni. Sulle scale si stampa su una cicciona scuoiata dal sole, chiede scusa brusco spingendola via, ma quella gli si attacca al braccio e lo fissa dritto negli occhi – vera pantera cotta e sovreccitata, si passa la lingua sulle labbra. Due volte, forse tre. Carlo sente strisciare qualcosa su per l’esofago. Si inserisce senza tatto il marito, stacco da manovale e fronte da ragioniere, sudata, pure. 
La dolce metà guarda Carlo, apparecchia la faccia cattiva, poi vede il lato secreto della cosa, e sradica la pantera da terra. La felina strippa come se la stessero sterilizzando, gemiti graffi e mani nei capelli. Carlo guarda sgomento il braccio che sanguina, e l’unghia finta che c’è rimasta dentro. Sta per sboccare. Lo stramaledetto cesso, eccolo. A pagamento. 

Spinge l’ultima falange fin dentro l’oscuro inesplorato retto, ma di monete pare non vi sia l’ombra. Vomito sempre più imminente, però. Esclusa la cicciona arrapata, che si è agganciata al corrimano e ignora il marito che la reclama appeso alle caviglie, solo una ragazza seduta al tavolo proprio davanti al bagno. Carlo nota vagamente che è carina, capelli biondi e vestitino floreale che esplicita gambe asciutte e sottoposte a dure sessioni di step e spiaggia. 
In giorni migliori si sarebbe girato un paio di volte e forse avrebbe creduto di rivederla più tardi tra la folla – oggi gli servono settanta centesimi. 
Ringrazia di cuore il karma per ammorbidirgli la situazione, fare fantastiche figure di merda con una bella ragazza è un modo come un altro per esaltare il tuo ego. 
Quella vigliacca della sua ex, Carlo riesce a vederla mentre apre i denti sbiancati da cinquecento carte a botta nella perfetta interpretazione di una grassa risata, se lo sente dentro, forse è quel leggero bruciore appena sotto l’inguine, forse è la palpebra che sta cedendo sotto il peso di preziosi fluidi acquistati quando c’era liquidazione totale.

Aggancia Fiordiloto di profilo per ridurre l’impatto estetico, stringendo il braccio che perde plasma e piastrine sul pavimento. Non sembra la tipa che per abitudine mette il cuore sul vassoio per un presunto clochard, così aspetta impaziente il sorriso finto e i capelli che si scuotono in un distratto diniego. Quello che non si aspetta è che lei si alzi e gli sbatta addosso l’occhio languido. Fiordiloto si aggrappa al suo braccio come se fosse l’ultimo appiglio di una caduta dal decimo piano, liquida le urla di dolore con un morso sul collo, lo spinge contro la porta del bagno. Carlo stampa la faccia sul vetro dalla parte inseminata, che si attacca come il genuino prodotto di una fottuta donna ragno. Con l’ultima goccia di lucidità sente un’inconfondibile scroscio di moneta. La porta si apre portandosi via fluidi e pelle, la sua mascella assaggia la diversa consistenza del pavimento. Neanche il tempo di capire quale osso ha dovuto sacrificare, il colletto della camicia gli tronca il respiro e viene sollevato di peso. 
Distingue un vortice di fiori con l’unico occhio ancora aperto. Con Fiordiloto ha cominciato col piede sbagliato, di certo dovrà scusarsi per aver frainteso il suo allenamento in palestra. Pensi che siano i sollevamenti in panca piana, o magari spremute di uova a colazione, che ti mandano a sbattere dentro il primo cesso sfasciando la porta. Ma lentamente comprendi che, a farla agire così delicatamente, non è altro che la più devastante forma di eccitamento mai concepita, e senza dubbio mai favoleggiata in uno squallido cesso del Mac. Forse è l’unico occhio sano o forse la mascella rotta, ma Carlo era abbastanza sicuro di avere le mutande addosso un momento fa.
E poteva giurare che non ci fosse, attaccata al suo cazzo come un koala a un ramo di eucalipto, una ragazza bionda col vestito a fiori calato alle caviglie. 
Carlo pensa che il karma non è poi quel gran figlio di puttana che dice di essere. Il bilancio può dirsi in attivo, forse necessita di un colpo di bisturi al faccino, ma quel che sta ricevendo è senz’altro un magistrale pompino. A dire il vero, osservando il ritmo e l’applicazione con cui sbattono i capelli biondi, Carlo teme che alla fine del drenaggio non avrà più niente da rimettere nelle mutande. Basta che Fiordiloto perda un attimo la concentrazione, e Carlo si vede già a dover raccogliere quello che resta della sua erezione con la cannuccia del milkshake. Le appoggia le mani sulle spalle, deciso a farle capire che non è il fottuto John Holmes, che lo scenario e il contesto non sono così ambiziosi come sembrano. Fiordiloto non fa una piega, anzi risponde alla sua stretta con maggiore cattiveria, con una mano arpiona il culo di Carlo, con l’altra compiace se stessa. Sembra pagata a centimetro, sembra una di quelle fanatiche che si sentono sulle spalle la missione divina. Se la sua ex sapesse di avere un giorno di vita, è così che farebbe un pompino. 

Sbam! Denti su fragile pelle. Tardelli sussurra, Carlo urla. La porta sbatte addosso a Fiordiloto che tocca con la fronte la pancia di Carlo. Allora le stelline si vedono davvero – non è una trovata pubblicitaria. 
Capacità riproduttiva compromessa e desiderio ardente di essere nato con una vagina, Carlo guarda incredulo Fiordiloto che continua indisturbata la sua opera di penicidio. Nella porta c’è un buco profondo come il suo tacco. Dietro la porta, un mento lucido di sudore, olio per friggere e amore non corrisposto. 
La pantera obesa. Tornata per prendersi la carne che brama.