Un giovane era solito andare poi dal maestro, o da un saggio qualunque, che gli desse pronta la risposta.
E saliva su per uno stretto ponticello e dormiva con le piante tutta la notte, e sempre più sfidava il blu la sua fronte di legno, gli sembrava di tenere la riva tra i denti. La torre era la parte peggiore. Non osava avvicnarlo. Si coricava e ascoltava le sue lezioni - Che poesia. Che spirito lieve. Che
cuore incredulo. Un'altra sorte lo attendeva, altre braccia e che luce, ci sarebbe stata...Cominciava a vedere, e non poteva solo chiudere gli occhi e restare calmo, voleva sapere cosa. Cosa spingeva gli uomini a pensare da lupi quando hanno mani che fremono, cuore fresco e quello sguardo, quello sguardo che aveva lui adesso, perforava lo stagno e capiva i pesci, quel silenzio - Come facevano a non averne abbastanza, che forse volevano spezzarsi il collo, farsi succhiare le dita dal cielo? Ma il saggio annuiva - credono - e la cella sembrava di colpo più buia. Restava col viso schiacciato a terra.
- e uccidono, per questo strappano scoppiano e uccidono, in nome del suo viso, al suo nome appesi per sempre? Dimenticano mai la ricompensa che li spetta, la carne è così cruda da non temere calore?
- Loro credono
Si alzava lasciandolo solo e col mondo chiuso dentro lo stomaco.
Smetteva di preparare la zuppa, il giorno gocciolava lento dalla sua fronte. La fredda pietra lo baciava. Il suo corpo non faceva più rumore. Si accorgeva dei suoi pensieri, lo assaltavano
piano, in fiamme fuggiva per i boschi. Ritornava sempre. Sapeva, doveva staccarsi la pelle, gettarla. Guardava le squame di luce sul pavimento, e sparava al sole. Finalmente odiava.
Libero dal sangue - A qualsiasi cosa dica
crederai, fratello_
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