Comincio a scrivere quarantadue minuti dopo l'una am di un giovedì di giugno, sapendo di potermi prendere tutto il tempo per stendere i pensieri e cambiare in corsa la mia versione, non temo il furto della parola, non credo che la notte abbia in serbo una rivoluzione.
La libertà di dire e scrivere ciò che si vuole ancora resiste, ma forse è cambiato il suo movente, forse ogni cosa può essere espressa perché niente in fondo ha un peso specifico, tutto si dissolve nel grande calderone iperinformatizzato, e siccome nel suddetto ci sguazza pure il sottoscritto, starò a guardare mentre la mia personale scintilla scompare.
Da qualche tempo ho notato una certa, insolita affinità con mio nonno. Ci lega una passione che credevo quasi estinta, retaggio unico degli highlanders più agguerriti delle province dimenticate dal progresso. L'osservazione del cantiere, o per dirla con schietto romanticismo: guardare i lavori.
Già, il povero, per via della magra pensione, e buono, per la stoica presa d'atto dell'ignoranza di chi scrive, dicevo, il mio antenato coltiva con i colleghi del bar questa sana e piacevole attività da tempo immemore. O meglio, dal tempo in cui i cantieri sono aperti, e zeppi di giovani di ogni razza e religione, martellano via la noia dai pomeriggi troppo lunghi, troppo azzurri. Ma un pomeriggio di questi, né troppo azzurro né troppo lungo, il nonno, perplesso, si è visto rubare il posto, le sedie migliori, in vimini e non di plastica, da un gruppo di ragazzi del posto. Alla sua indignata richiesta di spiegazioni quelli si sono stretti nelle spalle e hanno troncato un paio di amicizie online, coprendo di risate la foto sulla copertina di una ex compagna di classe, ex bella decaduta. Il nonno allora si è appoggiato alla rete di metallo, e stupefatto, ha potuto solo constatare il decesso del cantiere, sua vecchia delizia, ormai disperato canyon buono solo per le pisciate dei randagi.
Si è rivolto a me con la speranza che potessi indicargli un altro valido posto da scrutare, altri lavori in corso che dessero almeno l'idea di impegno statale, altri giovani incuranti del sudore e della paga insufficiente, ma non ho saputo dargli una dritta, e quando gli ho consigliato di provare con l'apposita app, ha scosso la testa e si è scaldato.
Il nonno non capisce, sarà colpa della memoria che ancora gli si aggrappa come una cozza allo scoglio, perchè i giovani dovrebbero guardare i lavori, perchè non si sposano e non fanno figli, perchè non smettono di studiare per una buona volta e vanno a bussare alle porte, perchè s'incollano allo schermo di un computer e non prendono, invece, una foglia in mano per sentirne l'odore. Il nonno deve decisamente crescere.
Nessun commento:
Posta un commento