Maturità

martedì 22 settembre 2015

Maturità...Sottomarca - parte 2

Gianna Privetti ha cinquantaquattro anni e ha sempre voglia.
Il suo Umberto è morto sette anni fa.
Un camionista non aveva trovato niente di meglio che tirare cocaina e bere una decina di digestivi prima di mettersi a guidare sulla Bologna-Firenze.
Gianna adorava suo marito. Scopavano ancora come conigli.
Il sesso non ha più avuto neanche un retrogusto lontanamente riconoscibile, dopo.
Certo Gianna ci aveva provato. Colpa di suo marito, con la sua voglia di vivere le aveva trasmesso una fiducia incondizionata nel futuro.
Pressante, inopportuna, inevitabile - Fiducia.
Non si è ammazzata dopo che ha riconosciuto il corpo. Colpa sua.
Poteva semplicemente lasciare andare la macchina giù per i colli.
Confondere il cognac della sera con un po’ di fenobarbital.
Qualche centimetro più in là sul comodino e lo sentiva, il velo di plastica che copriva l’alba.
La mattina dopo si è alzata. E le altre migliaia dopo.
Sempre trattenendosi. Indugiando un po’ su pensieri non suoi solo per provare l’ebbrezza della novità. Cambiare casa sarto ristorante – uccidersi.
Rinunciando solo perché nel frigo mancava il latte.
Sempre per lui aveva cominciato a uscire un paio di anni dopo. Cercando lui. Trovando solo angoli freddi di coperta.
Si era arresa all’insoddisfazione.
In maniera elegante.
Diceva.
Non senza un vigliacco rifiuto.
Pensava.
Ci sono sere in cui il remoto cigolio del letto torna come una risata amara, lei finge di non sentire e stringe gli occhi fino a farsi male, le dita nervose cadono dove possono.
Stasera è solo una di quelle sere. Il cassetto del comodino è aperto, dal letto ammicca il surrogato di un matrimonio di diciannove anni, gomma, realistico, ventitrè centimetri, nervature pronunciate.
La voglia è grossa e infame, tanto è il bisogno. Non è solo quello, ma non prova a spiegarlo alle sue amiche aperitivo-orto-fiction.
Non lo dice, ma lo sa, quando si toglie voglie di lattice è il solo momento in cui non pensa a lui,
al suo dito che regge il cartellino.
È il suo momento, il loro unico momento. Ma qualcosa non va.
Dalla parete suoni distorti. Musica. Voci che cercano di sovrastarla.
Lui non avrebbe mai affittato ad un paio di tossici stronzi.



To be continued...


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