Maturità

martedì 22 settembre 2015

Maturità...Sottomarca - parte 3

Da Maturità


René spera di aver visto giusto. I formaggini Mio sono la morte della chimica. E quando la fame è imperante, come ora, se li manderebbe giù con la carta. Con occhio clinico esplora il frigo. 
Eccoli lì, i triangolari. Arraffa la scatola e ha la prima amara sorpresa della serata.
Ne è rimasto uno. Lo butta giù senza la carta, salvando la dignità. Sbatte le ante incazzato come una biscia mentre si segna insulti da girare a Tommy.
Quello stronzo va pregato in ginocchio per fare una fottuta spesa decente.
Non si ricorda l’ultima volta che l’ha fatta lui, la spesa. Lui non gira coi centoni sciolti in tasca, però. Tommy caga dinero. Varrà pure qualcosa.
Se il babbo installato sulla poltroncina in Confindustria sapesse che l’erede s’atteggia a
clochard, senza dubbio gli andrebbe storto il Bordeaux.
L’acido sì, René accusa, gli sta salendo irrimediabilmente storto. Adesso vede formaggini dove non ci sono.
Grossi, stronzi, gommosi formaggini che sorridono intorno a lui. Se allunga la mano li prende, e per un po’ ci pensa. Poi scuote forte la testa e sbatte ancora a caso, solo per dare fastidio a Tommy che sta cercando di parlare con chissà chi. Sente vagamente le voci mentre la canzone cambia sullo stereo. Chiunque sia sembra agitato. O forse è lui ad essere agitato in modo gratuito, e questo spiegherebbe perché la metà sinistra della sua faccia è ficcata dentro il barattolo della senape. È che gli sembra che ne resti sempre un po’, lì nell’ angolo, e se molla prima di lucidare il fondo la senape e Tommy lo prenderanno per il culo, e lui non vuole dargliene l’occasione, non stasera che la strada verso un tranquillo falò cerebrale sembra sempre più in salita.
Di là continuano a parlare, che avranno da dirsi. E perché Tommy non lo chiama, se è così importante. Il fastidio e la senape gli salgono in gola. Quello stronzo fa sempre così. È un fratello, sì, ma non condivide tutto. Ha amici che non presenta, tipe gonfie di amiche censurate. René non è così, è più morbido, quello che è mio è tuo, ma le fighe che si porta a casa non sono mai all’ altezza dei gusti aristocratici di Tommy.
Stasera divano acido, s’era detto. Francobolli, bocce e vediamo chi sbrocca prima.
La scimmia che devasta di più tra quattro mura, poca musica basta ad attizzarla, il resto viene da sé. Comparazione di seghe mentali con traduzione simultanea. Si potrebbe definire una serata di scambio culturale, un’occasione per confrontarsi sulle tematiche più scottanti, un rendez-vous tra i vertici dell’azienda. E adesso Tommy cerca un pretesto per sviare, sicuramente avrà chiamato una delle pessime che gliela tirano con l’arco solo per farsi qualche botta gratis.
René se ne sbatte, ma se Tommy pensa di essere l’unico ad avere programmi alternativi può anche farsi fottere. Dall’entrata arriva qualcosa di associabile a una risata. René non ci vuole credere, adesso se la ghignano pure. Lui in cucina storto come un cammello e l’infame non solo non lo caga di sbieco, ma si fa pure grasse risate. E di chi può ridere, se non di quel ciccione preso male di René?
A volte si vede con Tommy, ultimi lottatori rimasti nel fango a legnare e stringere in prese d’acciaio la buona famiglia le scuole private le ragazze serie con serie prospettive le lauree magistrali la compostezza a tavola uno straccio di regola, e un qualsivoglia ordine o scopo nelle azioni quotidiane.
Altre volte – qualcosa nel modo in cui accende la sigaretta all’alba sul balcone, non parla con i suoi da due anni zero esami uno straccio di storia nessun piano di riserva non una garanzia di arrivare ai trent’ anni per fare cosa poi – spegne la sigaretta sulla ringhiera.
Stasera, sarà perché il frigo è vuoto e Polly vuole un biscotto, è solo una di quelle volte.
René non distingue neanche più Kurt che si lamenta, gli sembra che lui e il barattolo quasi vuoto di senape e il frigo vuoto siano solo una premeditata risata alle sue spalle.
Il frigo trema ride si apre si chiude fa sbattere le bottiglie. Di fianco a lui impassibile nella sua dignità consapevole – il ceppo della Miracle Blade, con relativa serie di coltelli sfavillanti.
Per chi consumava l’incoscienza delle undici a.m. guardando con occhi a fessura un paio di baffi tagliare le marmitte con tripli carpiati davanti a una platea festante di cuochi palesemente alimentati ad antidepressivi, la serie completa è un pezzo da collezione pregiato.
René si ficca dentro le bermuda la lama per sminuzzare, ci sta a fatica, nasconde il manico con la camicia. Adesso è più sicuro. Il freddo acciaio gli fa venire i brividi lungo la coscia e lo fa sentire un po’ meno stronzo, può affrontare il salotto.
Se va storta potrà sempre sciabolare un ananas volante, e uscire indenne dall’imbarazzo.

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