Maturità

martedì 22 settembre 2015

Maturità...Sottomarca - parte 4

La storia continua...Sottomarca


Tommy pensa ai cazzi suoi, scomodo. René straparla, lo stereo sputa fuori canzoni concedendosi brevi pause di riflessione in cui ti senti costretto a dire qualcosa, l’acido si arrampica scalciando e scivolando su per gli appigli morbidi del cervello, e Tommy non pensa a niente d’importante.
Suo padre fa slittare fogli gialli rossi verdi sul lucido legno del tavolo.
Come va, sei in pari con gli esami. Si si, babbo, non ti preoccupare.
Per pasqua passi un paio di giorni da me, lo sai, ti presento un po’ di gente. Si, non vedo l’ ora. Fogli che passano di mano in luoghi ameni immersi nel grigio suburbano un po’ viola delle sette di sera, mani che dell’inchiostro dei libretti sono ignare li fanno sparire, e son leste ad inumidirli le dita. Innocui involucri di plastica vengono spinti giù in fondo nelle tasche.
Vanessa fa la stronza, vuole essere unica, ma unica non è. Non le basta essere la migliore, la prediletta, la bambina prodigio. Tommy prova a spiegarglielo usando giri di parole a cui non crede neanche lui, tira in mezzo la relatività ristretta e i Beatles citando Bergson, viene infine preso a male parole e rimandato a esami di riparazione. Tocca subire la presenza obesa arrogante del buon René.
Lo spaccino di Merano per l’occasione si è strizzato dentro a un costume tipico tirolese, che visto l’impedimento nei movimenti deve risalire almeno a venti chili fa.
Visione vietata a cardiopatici e donne gravide, non sembra badarsene e zampetta gioviale tra Nevermind e il frigo, con il sorriso di uno che è rimasto chiuso dentro il tendone dell’Oktoberfest prima dell’apertura.
Tommy a volte lo odia per la sua allegria nonsense, sembrano un po’ Joker e Batman, a volte. Quasi sempre alla fine lo regge, lo appoggia addirittura, e un po’ ci crede, che sia tutta una gigantesca burla architettata da eminenze grigie rinchiuse in una stanza bianca con milioni di schermi.
Che loro vanno veloci perché niente intorno conta, che non si fermano perché sanno dove andare, non certo per paura di essere calpestati.
Altre volte invece gli sembra di essere nel posto sbagliato al momento giusto, un ridicolo impulso vivente con mille bisogni pressanti e poca voglia di soddisfarli che si accompagna ad un alcolizzato, uno che fa finta di essere divertito da tutto perché tutto in fondo lo deprime, uno che probabilmente morirà soffocato nel suo vomito.
Lui e René quelle volte sono solo gli ultimi testardi resti di una bugia che è dura a morire, i grotteschi rifiuti a una strafottuta vita sensata.
Suona il campanello e il pacchetto di Marlboro è quasi vuoto, e Tommy capisce che è solo una di quelle volte.

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